Queste
settimane di consultazioni, promosse dal Capo dello Stato, sono servite
unicamente a rendere chiaro quel che, stante la indecente legge elettorale, era
già ipotizzabile prima del voto: l’impossibilità di dare al Paese un governo stabile.
E’ ormai
altrettanto evidente, vista la spaccatura e le divisioni interne di un Pd
(ancora sotto il giogo renziano) che,
nonostante la buona volontà e
l’apparente successo dell’ esplorazione di Roberto Fico, torneremo
probabilmente alle urne.
Le ragioni
sono molto semplici:
1-il Pd sta
solo cercando di prendere tempo, di uscire dall'angolo, in cui l'ha messo il
M5s, stanandolo dalla sala popcorn, probabilmente con
controproposte inaccettabili da
parte di Di Maio per poi accusarlo di
essere indisponibile ad un compromesso di governo;
2-Pd e M5s
avrebbero comunque una maggioranza risicata ed instabile,oltre a programmi
incompatibili, mi stupisco perciò che
Mattarella si presti a questa farsa dopo
aver concesso pochissimo tempo al
tentativo Casellati per un accordo M5s-Centrodestra-Lega;
3-sia al
M5s, (che crescerebbe ancora nei consensi a scapito soprattutto del Pd), sia
soprattutto alla Lega (che fagociterebbe Forza Italia confermando la sua
leadership su tutto il centrodestra) conviene, a questo punto, anche per non
essere accusati di inconcludenza,
capitalizzare i consensi tornando rapidamente al voto;
4-Salvini e
Di Maio hanno dichiarato
chiaramente che non accetteranno governi
tecnici o del Presidente, dunque anche
Mattarella dovrà prenderne atto;
Credo
inoltre che sarebbe più facile, dopo un
ritorno alle urne , sia con una nuova legge elettorale (con premio per la
governabilità o, come sarebbe auspicabile, con un ballottaggio finale), ma anche mantenendo la legge attuale, la formazione di
un governo.
Stando ai sondaggi, avremmo infatti un Pd ridimensionato nei numeri, probabilmente con un minor peso dei renziani al suo
interno, Forza Italia fagocitata dalla
Lega ed una leadership, ormai salda, di Salvini su tutto il centrodestra.
Questo
consentirebbe, anche col persistere della mancanza di un vincitore certo, un
accordo più agevole tra i partiti.
Il M5s,
d’altra parte, si ripresenterebbe alle urne
con l’ immagine di forza politica
responsabile avendo tentato di tutto,
anche attraverso il metodo nuovo di un
contratto sul programma, per cercare di dare al Paese un governo di vero
cambiamento.
Con una intelligente politica dei due forni Di
Maio, è riuscito, per ora, ad evidenziare tutte le contraddizioni
presenti sia all’ interno del centrodestra che del Pd, stanandolo dall’
Aventino e mettendone in luce tutte le
divisioni e la crisi profonda nella linea e nei valori. Ma questa strategia
rischia col tempo di diventare controproducente.
Infatti, con
la prosecuzione di un dialogo impossibile con questo Pd lo stesso Di Maio
rischia a sua volta, come accennato sopra, di restare col cerino in mano,
soprattutto se, dopo la direzione del
Pd, verranno poste a Di Maio condizioni
irricevibili per una prosecuzione del dialogo.
A questo punto,
il M5s dovrà trovare con intelligenza le sue contromisure e poi muoversi per un
ritorno rapido al voto, sia per evitare altre inutili perdite di tempo e
teatrini vari, sia per consentire agli
Italiani di decidere, con maggior chiarezza, da chi preferiscano essere governati.
Sarà
credo,inevitabilmente , un voto molto
polarizzato, una sorta di ballottaggio finale tra M5s e Centrodestra, anche in
assenza di una nuova legge elettorale
che lo preveda.