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venerdì 27 aprile 2018

PERCHE’ NON CI SARA’ ALCUN ACCORDO PD- M5S E TORNEREMO A VOTARE


 Queste settimane di consultazioni, promosse dal Capo dello Stato, sono servite unicamente a rendere chiaro quel che, stante la indecente legge elettorale, era già ipotizzabile  prima del voto:  l’impossibilità di  dare al Paese un governo stabile. 
E’ ormai altrettanto evidente, vista la spaccatura e le divisioni interne di un Pd (ancora  sotto il giogo renziano) che, nonostante la buona volontà  e l’apparente successo dell’ esplorazione di Roberto Fico, torneremo probabilmente alle urne.

Le ragioni sono molto semplici:

1-il Pd sta solo cercando di prendere tempo, di uscire dall'angolo, in cui l'ha messo il M5s, stanandolo dalla sala popcorn, probabilmente  con  controproposte inaccettabili  da parte di Di Maio  per poi accusarlo di essere indisponibile ad un compromesso di governo;

2-Pd e M5s avrebbero comunque una maggioranza risicata ed instabile,oltre a programmi incompatibili, mi stupisco  perciò che Mattarella si presti a questa farsa  dopo aver concesso  pochissimo tempo al tentativo Casellati per un accordo M5s-Centrodestra-Lega;

3-sia al M5s, (che crescerebbe ancora nei consensi a scapito soprattutto del Pd), sia soprattutto alla Lega (che fagociterebbe Forza Italia confermando la sua leadership su tutto il centrodestra) conviene, a questo punto, anche per non essere accusati di inconcludenza,  capitalizzare i consensi tornando rapidamente  al voto;

4-Salvini e Di Maio  hanno dichiarato chiaramente  che non accetteranno governi tecnici o del Presidente, dunque  anche Mattarella dovrà prenderne atto;

Credo inoltre che sarebbe più facile,  dopo un ritorno alle urne , sia con una nuova legge elettorale (con premio per la governabilità o, come sarebbe auspicabile, con un  ballottaggio finale), ma anche  mantenendo la legge attuale, la formazione di un governo.
Stando  ai sondaggi, avremmo infatti un Pd  ridimensionato nei numeri, probabilmente  con un minor peso dei renziani al suo interno, Forza Italia  fagocitata dalla Lega ed una leadership, ormai salda, di Salvini su tutto il centrodestra.
Questo consentirebbe, anche col persistere della mancanza di un vincitore certo, un accordo più agevole tra i partiti.

Il M5s, d’altra parte, si ripresenterebbe alle urne  con l’ immagine  di forza politica responsabile avendo   tentato di tutto, anche attraverso il  metodo nuovo di un contratto sul programma, per cercare di dare al Paese un governo di vero cambiamento.

Con una  intelligente politica dei due forni Di Maio,  è riuscito, per ora,  ad evidenziare tutte le contraddizioni presenti sia all’ interno del centrodestra che del Pd, stanandolo dall’ Aventino e mettendone in luce  tutte le divisioni e la crisi profonda nella linea e nei valori. Ma questa strategia rischia col tempo di diventare controproducente.
Infatti, con la prosecuzione di un dialogo impossibile con questo Pd lo stesso Di Maio rischia a sua volta, come accennato sopra, di restare col cerino in mano, soprattutto se,  dopo la direzione del Pd, verranno poste a Di Maio condizioni  irricevibili per una prosecuzione del dialogo.

A questo punto, il M5s dovrà  trovare  con intelligenza  le sue contromisure e poi muoversi per un ritorno rapido al voto, sia per evitare altre inutili perdite di tempo e teatrini vari,  sia per consentire agli Italiani di decidere, con maggior chiarezza, da chi   preferiscano essere governati.

Sarà credo,inevitabilmente ,  un voto molto polarizzato, una sorta di ballottaggio finale tra M5s e Centrodestra, anche in assenza di una nuova legge elettorale  che lo preveda.