Dopo gli errori nella gestione delle vicende romane e la recente proposta di sostituzione dell’Italicum, con la propria legge elettorale proporzionale, le possibilità di un governo nazionale, da parte del M5S, è sempre più metaforicamente appesa all’ “Appendino”, mostrato da Beppe Grillo alla finestra dopo le vittorie di Roma e Torino, di una buona amministrazione locale, cambiamenti nelle regole e nell’ organizzazione, col superamento del divieto di fare alleanze, ricomposizione del conflitto tra due anime del M5S: quella rappresentata da Di Battista e Di Maio e quella più pragmatica di Pizzarotti.
Un futuro governo pentastellato diventa infatti sempre più improbabile se non si sciolgono questi nodi. Esaminiamoli in breve:
-legge elettorale; il M5S propone di sostituire l’Italicum con la propria legge, costruita dal basso insieme agli iscritti, di tipo proporzionale. Va bene essere onesti e coerenti, dimostrare con ciò che si pensa effettivamente all’ interesse del Paese e non a quello di bottega, ma spingere l’ideale fino al suicidio politico, facendo il gioco del sistema partitocratico, non mi pare un servizio utile al Paese. Inoltre, si alimenta il sospetto che il M5S non voglia davvero vincere e governare.. Con questa scelta, si rischia infatti di riconsegnare il paese a PD e PDL. L’unico modo per evitarlo sarebbe appunto quello di aprirsi ad alleanze, almeno con altri movimenti.
-riorganizzazione e buona amministrazione; Appendino e Pizzarotti sono tra i pochi leader del movimento, che, alla prova concreta dei fatti, hanno dimostrato idee chiare e buon governo. mentre Di Maio rischia già essere il passato, con un’immagine appannata, anche se più dai media ostili che dalla gravità dei suoi errori di gestione, a meno che non ne tragga insegnamento e si faccia lui stesso promotore di un radicale cambiamento, recuperando il rapporto più diretto con la base e lo stesso sindaco di Parma. In caso contrario, il m5s rischia una spaccatura interna proprio in una fase critica del Paese, che, mentre grazie anche al renzismo, si avvia a diventare una colonia dei poteri forti del nord Europa e USA, affronta il passaggio cruciale del referendum costituzionale e, appunto, del cambio della legge elettorale.
I problemi, che i vertici del M5S dovrebbero affrontare e risolvere, riguardano, inoltre un miglioramento della gestione, del coordinamento e comunicazione, in rete e sul territorio, la fine del verticismo ed il ripristino del metodo democratico nelle scelte più importanti, attraverso la consultazione della base, il completamento del programma con progetti di medio lungo periodo, in tutti i settori, con cui definire e proporre ai cittadini un modello ed idea alternativa di Paese. Infine, andrebbe definita una squadra di governo, che va preparata ed organizzata prima e non, come si è fatto a Roma, dopo.
-ricomposizione dei conflitti interni; non avendo individualmente esperienza politica, di governo, di strategia, il direttorio dovrebbe colmare queste carenze imparando almeno a lavorare in gruppo, collettivamente ed in modo unitario, col supporto fondamentale della base e di tutte quelle risorse umane, quali appunto quella di Pizzarotti che un minimo di esperienza sul campo kl’anno maturata..In questo processo, le decisioni importanti, politiche e di strategia dovrebbero essere prese collettivamente tramite consultazione e voto degli iscritti, creando opportuni canali di dialogo.
La fase storica delle decisioni prese dall'alto, dei personalismi si è rivelata oggi, nei fatti, deleteria e, se il m5s vuole uscire dalla crisi delle sue contraddizioni, evitando altri errori, è tempo di passare, con coraggio, dalla oligarchia spartana alla democrazia diretta ateniese.
In questo quadro, l’ultima proposta di un ritorno al proporzionale, rappresenta dunque, a mio parere, l’ennesimo errore da parte dei vertici Anche se i cambiamenti, sopra delineati, prenderanno sostanza, dopo il raduno di Palermo, rischiano, a questo punto, di non essere sufficienti per aprire le porte ad un governo del Paese.
Se, e come iscritto non mi auguro avvenga, venisse approvata la nostra legge elettorale proporzionale, sicuramente svuotata dalla partitocrazia dei suoi aspetti innovativi e democratici, sarà molto più probabile il ritorno al grande inciucio PD-PDL. Dunque questa proposta andrebbe almeno sottoposta all’ approvazione degli iscritti, valutando pro e contro.
Idealisti si, autolesionisti no. Dopo averle smascherate e combattute, il Paese non può essere riconsegnato, su un piatto di cristallo, alle caste che lo hanno distrutto.
Ritengo che anche il testo del "non statuto" del m5s, al pari della riforma costituzionale, sia una tipica espressione di oligarchia.
RispondiEliminaPier23